La chiesa, denominata Santa Maria dell’Osa, risulta distaccata pertanto dall’albergo in base all’interposizione dello specchio d’acqua del lago, nonché dal viale d’accesso dall’Aurelia in virtù della preesistenza della pineta. “ l’aula ha pianta ellittica, che circoscrive alla sua estremità la sacrestia, e si unisce a spirale all’atrio. Entro questa pianta, di forma che si ritrova in natura in certe conchiglie” dice lo stesso Parisi “ le componenti volumetriche sono assai ricche e complesse, alternando zone ascendenti, in equilibrio dinamico”.
La chiesa è soprattutto identificabile con il suo ambiente principale, piccola ma capace, con atrio ed una piccola sacrestia. L’aula si presenta con una pianta ellittica, dalla quale risulta circoscritta in una estremità la sacrestia, e si unisce a spirale all’atrio. La particolare forma attribuita alla chiesetta, rende spontaneo l’accostamento a certe conchiglie, e in rapporto a questi andamenti il visitatore è portato quasi spontaneamente ad assumere un atteggiamento contemplativo.
La chiesetta mostra con immediata rispondenza una fisionomia identificabile con una dose di eccentricità. Lo spazio interno privilegia l’attenzione verso la zona presbiteriale, ove l’altare è rivolto verso i fedeli, in base alla richiesta della liturgia, attraverso la suddivisione della copertura in due settori a pendenza alternata, che permettono la creazione di spazi interni crescenti verso la zona presbiteriale. La costruzione è concepita interamente in muratura tinteggiata con intonaco colorato color orsa mattone;uniformi e continui sia all’esterno che all’interno. Quanto alla copertura in lastre di rame saldate e chiodate, essa contribuisce ad impreziosire sotto il profilo materico e cromatico il non grande ma complesso edificio della chiesa. Parisi si è mosso in stretta collaborazione progettistica con lo scultore Francesco Somaini e con il pittore Mario Radice. il primo dei quali realizza la grande croce in bronzo sull’altare, alla quale introducono una prima croce sulla porta d’ingresso alla chiesa, traforata nella lastra di rame battuta a mano che ne ricopre il battente, ed una seconda lacerata in una lamiera di ferro spessore posta a grata tra l’atrio e l’aula.
Della chiesa fa parte anche un bassorilievo dipinto, che esprime il “labirinto della penitenza” sul confessionale cui è affidato il ruolo di schermo fra l’aula e la sacrestia. Non è difficile rintracciare, nelle opere tipiche dell’astrattismo di Radice, una intensa componente mistica.
Secondo l’analisi dell’architetto Ranellucci, l’occasione si è presentata a Ico Parisi come una mediazione architettonica fra la conformazione di più paesaggi di carattere eccezionale.